Pagina:Mattielli - Della vita e degli scritti di Gian Giacomo Mazzolà, Padova, Sicca, 1846.pdf/17

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degli ammalati costumava porgere speciali interrogazioni al Mazzolà, e oltremodo lodavasi della bella e riflessivamente del suo allievo. Forniva il quinto lustro dell’età sua, quando fu salutato Sacerdote d’Igèa. In mezzo alle tante controversie della Medicina a’ suoi tempi, egli seppe con fino criterio eleggere quà e la le dottrine più pure ed accreditate, quelle cioè che meglio rispondessero ai fatti, rendendo consapevole il Medico dell’alto suo ministero. E quì ci sia lecito rinovare il nostro dolore, se li anni non gli bastarono a dettare, com’ei s’aveva proposto, le vicende della Medicina a’ suoi tempi; o se pur egli aveva effettuato quel suo disegno, non potremo non dolerci con quella modestia che lui vivente nascose l’Opera sua, e ne originò in appresso la perdita. Vorremo noi quì tacere il grande suo amore all’esercizio della sua professione? Passeremo sotto silenzio la generosa carità del suo cuore, per la quale conducevasi tuttoquanto commosso alla casuccia singolarmente del povero, dove altre voci non parlano che di sventura, di dolore, di bisogno e di morte? Oh! diciamolo, diciamolo pur francamente, che alla sua vista, quasi a visita di Angelo, le meste fronti rasserenavansi, e tosto la povertà guardava confusa allontanare le sue angustie, infermità le sue pene, i suoi terrori la morte. Onoriamo, o mio dolce Amico, e con noi tutti i giovani Medici onorino la memoria di questo amico degli uomini, il cui nome sonerà sempre caro nel petto de’ buoni suoi cittadini; e tutte le azioni della