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Castravilla1 si sforzarono di far comparire i difetti della Commedia del nostro Dante, nissun danno arrecarono alla reputazione, in cui era salita quest’Opera,2 e piuttosto con questo mezzo si schiarirono molti punti di gran vantaggio per la volgar Poesia.

§. XVIII.

Del Convivio di Dante, e delle altre sue Opere.

Non si può veramente negare, che le altre Opere di Dante non sieno in molto minor conto tenute di quello, che si faccia della sua Divina Commedia; ma chi per questo non riconosce, in tutto ciò che il medesimo scrisse, quella fecondità di pensieri, e quella forza di espressioni tanto propria di un’uomo così eccellente? È colpa del tempo, e non sua, se il Convivio e gli altri suoi scritti sono sterili di utili notizie, se lo stile è duro anzi che no, e se per questo non tutti ritrovano nei medesimi un cibo adattato alla delicatezza del loro gusto. Questo libro, a cui Dante dette il titolo di Convivio3, quasi

  1. Il Fontanini credè, che sotto questo nome si nascondesse Ortensio Landi, autore di molte opere; e Celso Cittadini in certe sue note a penna sopra le considerazioni del Bulgarini mostrò di sospettare che al celebre Muzio si dovesse attribuire il discorso del Castravilla; ma lo Zeno loc. cit. tom. 1. pag. 341. fa vedere, che è molto probabile che Bellisario Bulgarini Sanese, il quale scrisse le considerazioni sopra la difesa del Mazzoni, le repliche alle risposte di Orazio Capponi ec. componesse ancora il detto discorso che prima di essere stampato, girò scritto a penna per le mani di molti.
  2. Nelle memorie francesi per la vita del Petrarca dell’Ab. di Sade tom. III. pag. 507. e seg. si riferisce tradotta una lettera del Petrarca al Boccaccio tratta dall’ediz. delle di lui lettere fatta a Ginevra, o Lione nel 1601. in fol. pag. 445. nella quale, senza nominare espressamente Dante, spiega il concetto che aveva di questo Poeta. Ella è uno squarcio prezioso, ma va osservata nell’originale.
  3. Convivio, e non Convito vuole il Fontanini che si scriva coll’autorità del Varchi, dell’Ab. Salvini ec. Ved. la sua Biblioteca Italiana tom. 1. pag. 459. E le annotazioni dello Zeno. Ivi pure tom. 2°. pag. 180. riferisce la taccia data irragionevolmente a Dante