Pagina:Memorie storiche della città e marchesato di Ceva.djvu/261

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Vittorio Amedeo già colpito da tanta sventura, e minacciato della perdita di Ceva dopo quella d’Ormea, rivolse tutti i suoi pensieri a questo punto. Li 24 dicembre 1794 spedì i suoi ordini al conte Tornafort di provvedere a tutto punto la fortezza, e di esser pronto a resistere a qualunque attacco, nominando a suo aiutante di campo il signor conte Vincenzo Bruno di Tornafort officiale nel reggimento dei dragoni di Piemonte di lui figlio.

Questo signore fu cortese al raccoglitor delle presenti memorie d’un suo manoscritto di cui si trascrivono qui le precise parole.

«Il primo pensiero del Governatore si fu di esaminare con grande accuratezza tutte le parti della fortezza, e stabilitane la più esatta e dettagliata sorveglianza, onde eluderne le sorprese a fronte di un nemico intraprendente, vicinissimo, favorito spesse volte da nebbie foltissime, e da presupposte intelligenze con alcuni abitanti della città e contorni.

Nel principio della campagna del 1795, le truppe francesi vennero respinte dalle alture signoreggianti la valle del Tanaro, e ripiegarono sino ad Ormea; ma nel mese di novembre, di detto anno il generale Francesco Scherer assalendo la posizione centrale di Roccadarbena sulla linea estesissima da Garessio ad Albenga, e così prese a rovescio le truppe che occupavano le vantaggiose posizioni della Sotta e della Spinarda dovettero ripiegare, e la valle del Tanaro venne di bel nuovo occupata dalle truppe francesi.

Nei primi giorni del mese di marzo 1796, arrivò in Ceva da Nizza marittima il signor Berardi sottotenente del reggimento Piemonte, caduto prigioniero dei francesi in un col cav. Bona colonnello dello stesso reggimento nel conflitto di Roccadarbena. Sulla parola d’onore del Bona si permise al Berardi di portarsi a casa sua, ma la sua prima premura si fu di dare al governatore Tornafort le più precise dettagliate notizie dell’armata francese, e dell’imminente