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atto primo | 165 |
farsi parte di lei. Gli amici onora,
perdona a’ vinti, e con virtú sublime
gli oppressi esalta ed i superbi opprime.
Osroa. (Che insoffribile orgoglio!)
Farnaspe. Un atto usato
della virtú romana
vengo a chiederti anch’io. Del re de’ parti
geme fra’ vostri lacci
prigioniera la figlia.
Adriano. E ben?
Farnaspe. Disciogli,
signor, le sue catene.
Adriano. (Oh dèi!)
Farnaspe. Rasciuga
della sua patria il pianto, a me la rendi,
e quanto io reco in guiderdon ti prendi.
Adriano. Prence, in Asia io guerreggio.
non cambio o merco; ed Adrian non vende,
su lo stil delle barbare nazioni,
la libertade altrui.
Farnaspe. Dunque la doni?
Osroa. (Che dirá?)
Adriano. Venga il padre:
la serbo a lui.
Farnaspe. Dopo il fatal conflitto,
in cui tutti per Roma
combatterono i numi, è ignota a noi
del nostro re la sorte. O in altre rive
va sconosciuto errando, o piú non vive.
Adriano. Finché d’Osroa palese
il destino non sia, cura di lei
noi prenderem.
Farnaspe. Giacché a tal segno è Augusto
dell’onor suo geloso,
questa cura di lei lasci al suo sposo.