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ATTO SECONDO
SCENA I
non è permesso il penetrar. Fra poco
verrá Cesare a te. Sa che l’attendi;
non tarderá.
Emirena. Ti raccomando, Aquilio,
il povero Farnaspe. Egli è innocente:
soccorrilo; procura
che Cesare si plachi.
Aquilio. E chi placarlo
potrá meglio di te? Tu del suo core
regoli i moti a tuo talento. Ogni altra, ecc.
[mancano le battute 6, 7 e 8 della redazione definitiva]
SCENA II
nelle stanze d’Augusto.
Emirena. Io venni solo...
Sabina. Lo so, lo so. De’ superati guai
il tuo signor felicitar vorrai.
Emirena. ... supplice ad implorar...
Sabina. Supplice anch’io
a Cesare vorrei
esporre i sensi miei; ma non pretendo
ch’egli mi preferisca
in concorso con te. Non sará poco
se pur m’ascolta e nel secondo loco.
Emirena. Non piú, Sabina. Oh Dio!
che ingiustizia è la tua. L’amor d’Augusto, ecc.