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336 x - issipile


Rodope.   E vuoi

l’istesse leggi tue porre in obblio?
Eurinome. Issipile, pietá!
Issipile.   Che far poss’io?
Rodope. S’affretti la sua morte,
se il partir differisce anche un momento.
Eurinome. Oh tormento maggior d’ogni tormento!
          Ah! che, nel dirti addio,
     mi sento il cor dividere,
     parte del sangue mio,
     viscere del mio sen.
          Soffri da chi t’uccide,
     soffri gli estremi amplessi.
     Cosí morir potessi
     nelle tue braccia almen!
  (parte, ma restano le baccanti e le amazzoni)

SCENA VI

Issipile, Rodope, Learco.

Learco. Vedi nella mia sorte

i funesti trofei di tua bellezza,
Issipile crudele. Al duro passo
giungo per troppo amarti.
Issipile.   Il fabbro sei
tu della tua sventura.
Learco.   Era giá scritta
ne’ volumi del Fato allor ch’io nacqui.
Issipile. Infelice momento in cui ti piacqui!
          Nell’istante sfortunato
     ch’a’ tuoi sguardi io parvi bella,
     lo splendor d’iniqua stella
     funestava i rai del ciel.
          D’un amor sí disperato
     l’odio stesso è men crudel. (parte)