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SCENA III
Rodope e poi Issipile.
malvagitá fra noi? Misera figlia!
Principessa infelice! A tal novella
qual diverrai!
Issipile. Son terminati, amica,
tutti gli affanni nostri. È stanco il cielo
di tormentarne piú. Vinse di Lenno
le fiere abitatrici
il mio sposo fedel. Palese a lui
è l’innocenza mia. Sicuro il padre,
noi vincitrici, ogni discordia tace:
tutto è amor, tutto è fede e tutto è pace.
Rodope. Ma Toante però...
Issipile. Toante aspetta
nelle tessale tende
di Giasone il ritorno.
Rodope. Ah, fosse vero!
Issipile. Perché? Parla!
Rodope. Toante è prigioniero.
Issipile. E di chi?
Rodope. Di Learco.
Issipile. Onde il sapesti?
Rodope. Fra’ seguaci dell’empio
avvinto l’incontrai.
Issipile. Ma quali sono
di Learco i seguaci?
Rodope. Gente simile a lui.
Issipile. Numi del cielo!
a che mai di funesto
mi volete serbar? Che giorno è questo?