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102 Mitologia comparata.

fica ad un tempo pietra, rupe, saetta, fulmine. Indra, nell’età della pietra, foggiava dunque le montagne a guisa di saetta fulminante, e schiacciava con esse i mostri, come Giove schiaccia il gigante Encelado. L’aspetto di quella mirabile battaglia celeste con le nuvole divenute montagne titaniche e vulcaniche si riproduce poi sopra la terra con l’epopea del Râmâyana, ove Hanumant, il continuatore epico del Dio Indra, lancia macigni contro i mostri rapitori di donne. Ma se le pietre che lapidano, i macigni che schiacciano, le montagne che soffocano il nemico sono destinate a punirlo, come avviene poi che sia così divulgato l’uso di seppellire anche le persone più care sotto un monte di pietre? Certamente, perchè la pietra stessa del concepimento popolare non è stimata del tutto sterile, perchè come dal monte e dalle pietre si crede siano stati generati uomini (il sole e la luna sono figurate come due gemme) così si spera che possano risorgerne, risuscitarne i cari sepolti. L’uso può averne anche la sua spiegazione dall’orrore che s’ebbe sempre fra tutti i popoli (i Persiani fanno una singolare eccezione) per gli insepolti; ma certe particolarità dell’uso lasciano pure sospettare che si volesse con quelle pietre fornire al trapassato non puro una difesa dai genî maligni, ma un mezzo, una speranza di ritornare alla vita o almeno di avviarsi al Regno dei Beati. I Tartari e gli abitanti della Piccola Russia credono che il viandante s’assicuri un viaggio felice quando, incontrando per via un monticello di pietre che copre alcuna tomba, vi aggiunge di suo una pietra, o