Pagina:Morselli - L'uccisione pietosa (L'eutanasia), Torino, Bocca, 1928.djvu/124

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In quanto all’avvelenamento volgare, succede generalmente lo stesso; non si muore quasi mai d’un subito, ma si attraversa una fase di più o men gravi sofferenze. Per lo più i suicidi prescelgono quelle sostanze tossiche che, secondo le loro conoscenze, arrecherebbero la più rapida e pacifica delle morti, ma non sempre; talvolta la scelta è determinata dalla professione, dalla facilità di procurarsi il veleno, e in certe persone persino dal desiderio di un po’ di teatralità drammatica. Adesso i suicidî per sublimato corrosivo spesseggiano, dato che le comunissime misure di disinfezione lo hanno messo alla portata di tutti; così anche la tintura di jodio, il fosforo dei fiammiferi o la “polidrina„: ma i morituri si ingannano sulla sicurezza e sulla efficacia letale di codeste sostanze che il più spesso ledono i loro organismi senza la desiderata rapidità di azione; donde agonie lunghe e penosissime, come sono in particolare quelle da sublimato, assorbito in dose soltanto bastevole a produrre la caratteristica nefrite.

Fra i veleni quelli che avrebbero azione istantanea, quali il cianuro di potassio, oppure alcuni alcaloidi (muscarina, nicotina, ecc.), o non sono noti al pubblico, o non sono facilmente acquistabili, o non possono essere introdotti dai suicidi per la via più sicura (iniezioni sottocutanee o endovenose). Per tali ragioni l’avvelenamento eutanasico dovrebbe preferibilmente essere procurato con