Pagina:Morselli - L'uccisione pietosa (L'eutanasia), Torino, Bocca, 1928.djvu/200

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ridica e morale dell’omicidio pietoso che esso sia domandato dal paziente stesso, con che verrebbe a mancare ogni responsabilità nell’uccisore o in chi gli fornisse i mezzi di morire: e questi sarebbe il medico. È una soluzione che complica, non semplifica il contenuto dell’omicidio medico. Anche nelle conclusioni del dibattito avvenuto in seno alla Società medico-psicologica di Gottinga, si parlò del “consenso„ del soggetto; ma già il problema si presenta arduo per il semplice trattamento medico-chirurgico, avente per iscopo la liberazione più o meno sicura da un male mediante un’operazione che leda la integrità personale del paziente. Gravi discussioni si son fatte su questo punto, che al paragone dell’uccisione misericordiosa sembra quasi più un quesito “elegante„ di Diritto privato che un problema di Diritto pubblico e di Morale sociale. Invero, il consenso a lasciarsi operare non ha, in sostanza, nessun contenuto etico; e non solleva neanco il dubbio religioso, che viene svegliato dallo “stato di peccato„ in cui può trovarsi la vittima consenziente dell’omicidio medico. Dico questo per guardare il tema anche dal lato della Fede, che non può essere trascurato in un’epoca di viva e diffusa credenza nella “sopravvivenza„. Ognuno che desideri o consenta ad essere operato, e sia conscio del pericolo cui in certi casi si espone, prende le sue precauzioni rispetto alla “salute dell’anima„ ed alla espressione delle sue ultime volontà.