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LIBRO UNDECIMO.




     Giunti al divino mare, il negro legno
Prima varammo, albero ergemmo, e vele,
E prendemmo le vittime, e nel cavo
Legno le introducemmo: indi con molto
Terrore, e pianto, v’entravam noi stessi.5
La dal crin crespo, e dal canoro labbro
Dea veneranda un gonfiator di vela
Vento in poppa mandò, che fedelmente
Ci accompagnava per l’ondosa via:
Tal che ozïosi nella ratta nave10
Dalla cerulea prua giacean gli arnesi,
E noi tranquilli sedevam, la cura
Al timonier lasciandone, ed al vento.
Quanto il dì risplendè, con vele spase
Navigavamo. Spento il giorno, e d’ombra15
Ricoperte le vie, dell’Oceáno
Toccò la nave i gelidi confini,
Là, ’ve la gente de’ Cimmerj alberga,