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108 vita di alberto pisani

ogni mattina i bottoni alla soldaterìa ; o que’ lucenti sopra-ufileiali, clic si atteggiàvan superbi e nelle sale e nei corsi ? Passarono alla rinfusa, avviliti, volgendo sospettose occhiate al calesso. Il (piale, due ore dopo, entrava in Moltallo. Assieme entrava (piaggili il nostro Alberto Pisani. Egli nasceva, giallo come un limone, liuto dalla paura della sua mammina, e, a pena salpalo, pianse : forse, perchè sentiva di cominciare a morire, forse perchè, miglia e miglia da lui, sull'orlo di un ruscelletto, giaceva intanto supino un uomo, toccalo in fronte dal piombo, con le spallino strappale o le saccoeeie rovescio. E avvenne elio il neonato fu appeso alla poppa di una lacrimosa nutrico ; una, cui il ciclo, dopo molte preghiere, non uvea dato un figliolo che per potérglielo torre. Dùnque, Alberiino. tra per le sue e quelle della nutrice, bevè, più che non lai te, lagrime : volea la provvidenza eh*ci se ne facesse una scorta. Ciliare volte si diodo una piantella più delicata di lui. A traverso della bambagia che lo avvolgeva continuamente, segnava più che un baròmetro il rimboltompire e il maltempo o abbrividiva al suono di una voce angolosa. Ora. pensale a’ suoi oscillanti nervetti in mezzo a un casone, come quel di Monlallo, già fraterìa, dalla mobiglia che dì e notte stiantava, e di cui la più piccola sala, poniamo 1 abbigliatolo di donna (ìiacinla, avrebbe, con tutta comodità, tenuto un grosso elefante ! n • Per la (piai cosa, i primi ricordi di Alberto, quelli cioè, che, primi, hanno un deciso profilo in quella nebbia di strane e mezzo memorie, traccio di una pre-csislenza, suonano vaslità. Alberto ancor si rammenta di certo immenso scalone coi buchi da soffocare le faci, ch e¬