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vita di alberto pisani |
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su, poco giù, questo avea ben l’aria di èsserne uno. E ne azzarderà egli un altro?...;
Spìrito !
Mia cara nonna. Essendo
cotesto giorno quello....
Forza !
del nome tuo e parendomi, più deirli altri, bello....
O sommo coro! già (piatirò. K così, continuando a tagliuzzare le frasi, che mano mano gli
venivano sotto, e avvertendo che qua e là consuonassero (per evitare il che, in prosa, c’è il
suo da fare giunse la fine. Rilesse. Grande fu
lo stupore di lui nel trovare come la istessa
islessìssima cosa, scritta, invece che alla distesa
— a Iuccanica — sembrasse, se non un’altra,
tre volte tanto di considerazione.
In quella, tò sopravviene don Romualdo, un
corto e spesso di uno, il quale faceva il prete
di casa : don Ilomualdo, lui che regolava i camini e le stufe, montava gli orioli, metteva lo
zùcchero entro il calle, sostituiva lo smoceola-
lojo ; lui che teneva, e ciò per qualùnque avventore, un magazzino di poesìe d occasione. già
bell’e pronte.
Va co’ suoi piedi che il neo-poeta chiedesse
parere al navigato forse, più che parere, cercava un rampino per declamare le sue / toner e
cose) ; e non altrimenti va che il pretoechio ne
paresse entusiasta. Quc’ versi, so non ambrosia,
spiravano odor di cucina. Don Romualdo, maravigliandone Alberto, disse ch’orano dei settenari', o tutto insieme costituivano un’ot/ff, parola che discendeva dal greco.... nientedimeno !... cioè da yti*, ì;, v, intorno alla (pialo corti
testoni, avèan composto volumi e volumi. Xè
censurò che un manco di classicismo nolia-