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126 vita di alberto pisani

tesoro e speranza. Ora, o madama, qualcuno ( lì lì per strapparmela ! — Me ne dispiace — osservò la nonna di Alberto. — Due — seguì il capitano con un gelato sorriso — non pili di due, sono i cerotti a sìmili piaghe. Lei capirà, credo, a che alludo. I IJalotla, nòli, sono pòvera genie, ma certa stolta di genie, che non s’abbassa, corpo dell’uva ! a nessuno, fosse il gran Ivan della China ! — A meraviglia ! — interruppe donna Giacinta — ma, se non disgrada al signore, dica ; come ci posso io entrare in questi suoi interessi ? — Come? — gridò il capilano strabuzzando gli occhi. — Come ? — La vecchia sogguardò il campanello. — Tenga — egli disse disaceocciando un vi- glietto — legga ! — Donna (ìiacinla lo prese, e frugò per gli occhiali.... Inutilmente ! — Se lei, signore, volesse.... mormorò ella nel riollerirgli il viglietto. Il capitano lo ripigliò. — Cotesta lettera — disse — fu intercettala e recata a me jeri sera. Senza la fedeltà, non comune, di una fantesca, forse a quest’ora, i bia.... i capelli di un pòvero padre èrano contaminali per sempre ! — Vliiniò ! privo del bianco, il pensiero non valeva più nulla). — Oda ! — E il capitano aperse il viglietto: Aiìfjioìo (lei Paradiso !... — Dice la soprascrilia : alla signorina I)a- lolla — mia figlia, (.he la sia un angiolo, ammetto, ma devo dirlo io, non altri.