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214 vita di alberto pisani

Guide levò pure cu. Prese la seconda bugìa, e, fattosi presso alla bella, le dimandò con la voce lì lì per tremare « una càmera ». — Venga — disse in *nezzo tono colti; e precede Guido. E, uno dietro dell’altro, salirono una scaluc- cia, stretta; salirono lentamente, come se in cima li attendesse la scure. Pur tuttavìa, avrébber voluto ki scala, lunga — n in a gra lini — a miglia. Senemché, ecco il primo rip^mo. E si fermano là. Guido bassa la candela di lui, intatta, verso l’accesa di lei; quanto agli sguardi, sono bassi di già, che ciascuno si crede sotto quelli del- Tiltro. Diàvolo di uno stoppino! non vuoi pigliare, eh? È Amore clic ti filò? ti par di troppo anche una? Cert’é, che, adesco, i poisi dei due b-e giovanetti non sono i propri per accendere lumi. Ma, infine, aah! ci riescono. Le due fiammelle stanno un istante confuse, poi si distàccano. E an- ch’essi. Auguranti la « buona notte » fintantoché se la danno cattiva ; lui, apre un uscio e scompare; lei ridiscende la scala. E il bracco? Il bracco, navigato vecchione, che ride forse tra i denti, si allunga alla porta del suo arancino signore. Pare, dei tre, l’ùnico soddisfatto. LA MAESTRINA D’INGLESE. I. Tanto per comincia e. È una piccola stanza. Serve, con \ ece alterna, e da sala di pranzo e di vìsite, e, si potrebbe anche dire, da càmera a letto, che i due sofà mi han punto l’aria di restar sempre sofà. Tégoli tro}>pi si veggono tuori, per créderci «bassi» di piani; troppa slisa mobilia dentro, per créderci «alti» di fondi. Squillo di campanello. Il campanello sussulta nella stanzetta; che la sia pure anticàmera?