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224 vita di alberto pisani

VI.

« Malus homo stultus est ».

Ma l'indomani dell’amorosa dichiarazione, Enrico anticipò di qualche ora la sua venuta in ca^a Morelli, cogliendo giusto il momento che In fanciulla era fuori. Quel dì. Enrico, avea un aspetto gra\e* bùrbero, il signor Pietro. — Ilo da parlarle — disse il «Giorgini», inchinandosi al vecchio; e siedctte. — Anch’io — oppose costui con un sogghigno d. tristissimo augurio. — Dica — acconsent il giovanotto. — No; dica lei — ribattè il signor Pietro. Dùnque, Enrico, piegossi un po’ indietro sulla spalliera della sua sedia, passando la mano alla bocca e accarezzandosi il mento. Forse, avea app irecchiato un discorso, ma il discorso era ito. Il babbo di Aurora lo guatava attendendo. Enrico si stancò di cercare: — Signore — disse con risoluto cenno di capo - parliamo sgusciato. Io adoro sua figlia, e gliela chiedo per sposa. — A e*, il signor Pietro non mosse pure palpèbra. Ma con calma rispose, calma di .temporale però: — Seppi « io » jeri, ch’ella faceva la corte a mi i figlia; oggi «lei» sappia, che, quanto a sposarla. « nix 1 » — Enrico sentirsi le bragia sul viso; pure, si Hmiiò di arricciarsi i mostacchi; c con le belle belline difese la càusa sua >e di ogni cuore gentile; toccò del l’immenso amore per lei, amore che pareggiava sol quello della ragazza per lui Al che, il signor Pietro sbuffava c barbugliava trj le gengive : oh! méttere in succhio una tosa.... scusate se e poco!... già; al taglio come le angurie.... chiòh eh ! — Poi, Enrico lasciò il tema su amore e parlò numerario; disse, cli’ei non si chiamava «Giorgini»; sì bene San-Giorgio, dei San Giorgio di Ponte che vo-