Pagina:Opere (Dossi) I.djvu/258

Da Wikisource.

La maestrina d'inglese 227 guarda la figlia, e con la voce, siccome l’occhio, appannata : — Aurora — fa. — Oh babbo ! — e la ragazza lo bacia. — Par che la vita mi lasci — egli geme — E io.... io fui molto cattivo.... più che cattivo, con la tua mamma e te.... ma.... — Oh babbo! — singhiozza la tosa. Ma — egli riprende con pena — «io vo’ che tu sia felice....» Tu devi giurare.... Eh? giuri? — Sì. — Di non sposare il «Giorgi....» il San-Giorgio, perchè.... — Enrico diede un sussulto di cui vacillò il paravento, e si fuggì nella stanza vicina. Là si gettò su ’na sedia, pianse. Oh quando stillossi, mio Dio, una quintessenza più acuta di malvagità ? IX. Dichiarazione del testamento. Aurora entra là dove Enrico si stà disperando, pàllida, con due madonnine clic le corrono giù: — Pòvero babbo! — sospira. — E tu, che hai promesso, tu? — chiede l’amante con un singulto d’angoscia. Ed essa: quello che manterrò. — Il giovanotto la mira con uno sguardo da folle, uno sguardo che preavvisa di serrare le imposte. — O Enrico! — esclama la bella — e chi ne toglie di amarci? — E si amàrono infatti, e si amàrono «sempre», chè il solo Amore li teneva legati. E scodellàrono bimbi, intellettuali, formosi, i quali furono a loro il miglior contratto di nozze e la migliore delle benedizioni.