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vita di alberto pisani |
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— dimandandosi il clic, Alberlo, attraverso per il
largo il bastione, verso l’erboso rialto che il
marginava all’opposto, sul (piale non si vedeva
passare che a lunghi intervalli una guardia,
imbraccialo lo schioppo, pronta a impedire, con
un delitto vero, uno legale.
Ivi Alberto siede. Kragli sol lo uno spiano,
in cui due doppie file di làmpade a gas segnavano i bordi a due strade, che, dipartitesi ad
lina barriera e fallo in salita un mezzo-ovale
ciascuna, andavano a riunirsi innanzi a un lungo edificio, bianco, dalle lelloje di ferro e di
vetro, dal (piale sorgeva, con un chiaror nebuloso, un immenso ballilo, un ronzio, un contìnuo sìbilo. E tosto, Alberto fu còllo da un desiderio smanioso di salire un vagone e di còr-
rere córrere, finche ci fosse una via.
Ma la vòlta del cielo, calma e serena, il quietò. Due stelle si smoccolarono e sparvero ; due
ìn quell’ammasso di case ilielro di lui, a soffocare d’amore.
In questa — voci briàche, chiocchi di frusta,
ed un rumore di ruote. Passava una carrozzata di gente ; forse, al pari di Alberto, infelice, ma allegra. E perchè non felice ì ci ha.
di parerne, un sol modo ?... Tulli òran felici....
tutti — all’infuori di lui.
Quasi a risposta, udissi un grido straziante,
e un fragore. Tscìa dalla stazione un treno,
lasciando dietro di sè una striscia di fuoco.
Alberto aggricciò. No, non era egli solo, infelice. Ce n’erano altri, e ben più. Inquantoehè.
quel convoglio trasportava già forse una sposa
novella, freschissima, col marchese Andalò suo
padrone; orrìbile accoppiamento di un vivo a
un cadàvere ; supplizio degno della fantasìa di
un Cajo. Sempre la medésima storia ! il ricco