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264 VITA DI ALBERTO PISANI

senza pensare che, spento il mezzo creatore d’ogni illusione, era pur spento quello per ne sentir la mancanza. Nè ricordava le pene della imaginazione. E cominciò a lacrimare e gli venne «un desìo di morte tanto soave» che il viso gli scolorì. Nelle quali stanchezze di cuore, pietà lo stringeva. Pigliò compassione del povero libro rimasto per terra col cartone all insù, e arrossì. Che ci poteva la crosta, s'e. non avea più dvliti ? si che il raccolse, lo accarezzò, lo raggiustò nelle pieghe, e gli chiese perdono. Poi, stette assorto alcun tempo.... Ma, a un tratto, si scosse e gridò vado in China!» non ricordando, l’amico, eh egli viaggerebbe con sè. E fu questa un’idea che gli inique in cervello, abbigliata ed armala, siccome in Giove, Minerva. Con la foga febbrile con cui principiava ogni cosa, salvo a lasciarla ammezzala per intraprènderne altre, in inen di tre giorni, avea al suo agente fatto procura, e, a sè, provvisto informazioni e denaro. — Tira fuori i bauli — .comandò a Paolino. — Tutti — aggiunse. E Paolino, scendendone alcuni dai spazza- casa, traendone altri dai sotto-scala e allri ancor dagli armadi, giunse a riunirne un congresso di ogni forma e misura nell'anticàmera. Che, a fianco di uno, vestito in tela grigiastra, qua e là segnata dai bolli <1 ella via ferrata e dagli indirizzi-rét/tf/nrs degli alberghi, se ne vedeva uno grosso, nero, dalle pesanli maniglie, con un lato in iscarpa, già di una berlina scomparsa. Esso era un vecchio di casa. Compralo da don Gelasio Pisani, il nonno, avea seguito i genitori di Alberto nel lor viaggio di nozze. Pur non avea potuto ingraziarseli mai. «Va, sei ben golfo!» dicèagli sempre \rrighcl-