Pagina:Opere (Dossi) I.djvu/349

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316 GOCCIE D’INCHIOSTRO Viaggio di nozze. I due che, parlottando, sedevano sotto una vèntola a gas nel vestìbolo del (trami llòttl de Russie a fiènova, vale a dire un marinajo del piròscafo Tintisi ed uu portiere in casacca turchina e berretto listato d’oro, si alzarono ; l'omnibus delfalbergo rientrava. II portinajo aggrappò la corda di una campanella — clang ! non era ancora al coinìgnoio del tetto, il gallo fuggito dalle gronde, i peli irli, grossa la coda ; nè i cavalli avèvano patita la penultima sbarhazzala che, da ogni parte, intorno all 'omnibus traòvasi gente ; press’a poco come un assalto di ladri (fors’anche !) ; uno apriva lo sportello ; due altri, per calare i bauli, apportavano scalette di ferro ; un quarto accorreva anelante con un lume per mano ; nè mancava il visino curioso di una cameriera, nè i favoriti grigi di un maggiordomo — Pàlmerston di strapazzo — il quale dignitosamente inchinava i viaggiatori, mano mano che venivano oltre. E i primi a smontare furono un Mèntore con l’annesso Telèmaco ; quello, un gesuita francese, per prete, abbastanza pulito, che tirava al guercio e respirava malizia : questi, un giovinetto in sui quìndici, pàllido, con un’aria intontita. Il pòvero duellino De-Je-ne-sais-quoi viaggiava per istruzione l’Italia ; il coso nero gliela dovèa illustrare da un punto di vista, in sommo grado cattolico. E appresso guizzò fuori un vecchietto in sopràbito color tane, a bàvero di velluto ; poi fe scricchiolare Io smontatolo un donnone con dop pia giogaja e con una faccia di un rosso apo- plèlico, un donnone di que’ destinati a soffocare