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330 GOCCIE DÌNCHIOSTRO La Poesìa fuggì, turandosi il naso. E quel dì stesso Tomaso Turtleson, csq. negoziante in formaggi all ingrosso — Chester — Whitesquare — leggeva, gongolando di gioia, il telegramma seguente : «Riceverai una lèttera mia. Non aprirla. Stracciala. Io mi marito anche con tè». La veste. Aspettavamo da un'ora, io e la zuppa : questa si raffreddava, io mi scaldavo. Finalmente si udì un passo affrettalo. Giannetta entrò vispa e gaja e.... in una nuova toilette — la terza in un mese. Aggrondai le ciglia. — Non mi sgridare — ella disse con una voce da tortora e facendo scherzosamente colla manina Tatto di turarmi la bocca. — lì) perniilo. Cinquanta lire. Prevedevo assai più e perciò mi acquietai. Dirò anzi : Tessermela cavata a così modesto mercato mi fé’ quasi contento. Sedemmo a tavola. Giannetta era carina (pianto mai e chiacchierava chiacchierava colla più amabile incocrenza. Al secondo bicchiere divino, ini saltò la stupida idea di lodare il nuovo abito. — Non è vero che ho scello bene ? — insinuò essa con premurosa dolcezza. — Per ottanta lire, credi, non si poteva avere di più. — Ma c non dicesti cinquanta? — domandai con sorpresa. — Ilai capilo male, amor mio — rispose ingenuamente Giannetta. — Pare a le, a le che tanto t’intendi ed hai gusto sì fino, che valga meno ? — •