Pagina:Opere (Dossi) I.djvu/40

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l’altrieri 9

bra adesso!) entro una màchina di una seggiola, mia nonna, anunagliando una bianca calzetta eterna, col suo ricco e nero amoerre dal fruscio metàllico e con intorno allo scarno adunco profilo, un cullione a naslri crèmisi e a pizzi: vicino a lei, sul lùcido intavolalo, ruzzola, da Inè lanciata, una trottola.

Strìduli suoni d’un ansante organetto sàlgono o o dalla strada. Io, sùbito, dimenticando il favorito pècoro di cartone e gli abitanti di una gigantesca arca di Noè, delle cui verniciate superfici sèntomi ancora ingommate le mani, balzo% ai pogginolo, arrampico sul balaustrato e giù vedo un microcosmo di cavalieri e di dame che salterellano convulsi sullo sfiatalo istrumento.

Oh i belli! i belli! — grido applaudendo e lascio cadere verso quel cenciosello, che con un berretto, da guardia civica, del padre, corca (fimpietosire impannate e vetriere, il mio più lampante soldo. In questa, uno zoccolare dietro di mè. È Xencia, la bambina ja: sobbrà cciami d’improvviso, mi porla via — mi porta, in làgrime e sgambettando, in una càmera dove stà un tepido bagno. H lì, essa e mamma, mi svestono, mi attùttano, 111’iusapònano da capo a piedi. Imaginate la bizza! Ma il martirio finisce: tocco il paradiso. Sciatto, incipriato, rinfoderato in freschi lini dal senior di lavanda, mamma mi piglia sulle ginocchia....

(iiiiochiamo a chi la il bacio più piccolo. Un barbaglio di quelle graziose paroline, dolce segielo fra ogni madre e il suo mimmo, le nostre labbra, nel baciucchiarsi, pispigliano. E h; bbo sopraviene; ei vuole averne la parte sua, naturalmente! — (’attivo babbino — dico io schermendomi — tu punei, tu....

)h, i mièi amali ricordi, eccovi. Mentre di