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42 Il Giobbe

Ei cantava così: Fonte è la morte
     A cui tutti dobbiam bevere un dì;
     Dell’ieri e del doman chiusa è la sorte
     792Nella man di Colui che il mondo ordì.

Miserere, o possente: apri la mano;
     Son giusto e pio, sono devoto a te;
     Ma risponde il Signor: Taci, profano,
     796Del solo istante io t’ho creato re.

E dell’istante sol viver vogl’io
     Fra le belle, fra’ nappi e fra’ destrier;
     Son devoto al Signor, son giusto e pio.
     800Seguo la legge sua, voglio goder.

Chi sei tu ch’alla mia tenda t’appressi
     Con l’orma incerta e con la fronte umíl?
     Vieni, t’apro le braccia: hanno gli oppressi
     804Pane al mio desco, e nel mio tetto asil.

Il serpe dell’orgoglio in cor t’annida?
     Tendi insidie al mio gregge e al mio tesor?
     M’invita a nozze chi a tenzon mi sfida;
     808È vento del deserto il mio furor.