Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/165

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LIBRO SECONDO 143

confutavalo asserendo aver egli riscosso mai sempre i tributi da coloro che vi pascolavano gli armenti.

III. Giustiniano pertanto commise le informazioni sulla controversia a due illustri personaggi, l’uno dei quali era Strategio, patrizio e prefetto del tesoro, ricco di molta prudenza, e di nobilissimi antenati, e l’altro Sunnio, condottiero delle truppe nella Palestina, e fratello di quel Giuliano spedito poco avanti ambasciadore agli Etiopi ed Omeriti1. E questi divisava che i Romani permaner dovessero nella regione, ma il primo istantemente pregava l’imperatore di non voler dare ai Persiani un pretesto di nuova guerra, com’e’ desideravano, trattandosi di sterile campagna, pochissimo estesa, e di nessun profitto; Giustiniano più volte propose la faccenda in consiglio, e lasciolla gran tempo indecisa.

IV. Cosroe intanto andava apertamente accusando l’imperatore di violazion della pace, di trame ordite contro il suo regno, e di maneggi tendenti a corrompere Alamandaro re dei Saraceni, avendovi spedito Sunnio all’oggetto di conferir seco, ed offrirgli danaro per disporlo a prendere le parti romane; e’ mostrava una lettera imperiale a bella posta diretta al Saraceno, ed altra adducevane eziandio mandata agli Unni per animarli a guastare le terre persiane, dicendola ricevuta da individui della nazione venuti al suo trono. Qui terminavano i rimprocci del re a fine di tornare in guerra coi Romani, ed io non posso fermarmi ad esporre quanta si fosse la verità loro.

  1. V. lib. i, cap. 20.