Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/26

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18 GUERRE GOTTICHE

ver che fare con de’ vicini. Se non che tanta sua ingordigia venendo frenata a tutta possanza da Amalasunta, erasi egli ridotto a portarle implacabil odio, e vinto dall’impazienza macchinava di sommettere a Giustiniano Augusto la Toscana, sperandone molto danaro in guiderdone, e di essere ascritto all’ordine senatorio per quindi passar la vita in Bizanzio. Mentre egli escogitava il mezzo di compiere la sua vendetta presentaronsi al romano Pontefice gli ambasciadori Ipazio vescovo degli Efesj, e Demetrio de’ Filippensi, macedoniche genti, per convenire seco intorno a un domma di religione, sul quale dissentivano tra loro i cristiani; ma di questa controversia, avvegnachè benissimo informatone, tralascio di far parola, riputando un pazzo orgoglio il voler noi indagare la divina essenza, quando, a mio avviso, non pur lei, ma nemmeno la nostra n’è dato conoscere perfettamente; il perchè io giudicando miglior partito il passare con silenzio tali arcani, che soltanto voglionsi con pia fede venerare, contenterommi di ripetere la bontà infinita dell’Ente supremo, ed il suo dominio sopra tutte le cose: ognuno poi, o sacerdote o secolare, ne parli secondo la propria opinione. Teodato del resto abboccatosi con quell’ambasceria, esposele in aperto l’animo suo, e la incaricò di partecipare a Giustiniano Augusto il formato disegno.

II. Atalarico intanto abbandonatosi fuor misura alla crapula cominciò a patire di consunzione: il perchè Amalasunta caduta in gravi pensieri, non potendo fidare nell’animo d’un sì tristo figlio, nè rimanendone priva tener più la propria vita sicura, in causa dei