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138 lettera a antonio rosmini


Stefano Le dirà tante cose in nome mio e di Teresa; e a ogni modo i miei sentimenti di reverentissimo affetto per Lei non hanno bisogno nè di ripetizione, nè d’interprete.

Il suo Manzoni.

Fo le mie scuse al veramente benigno lettore, per le cancellature, e per il progressivo scarabocchiamento.

Al Reverendissimo Padre

ANTONIO ROSMINI

Proposto Generale

dell’Istituto della Carità.

STRESA.



Ecco ora il primo abbozzo della lettera del quale discorro nell’avvertenza:


Veneratissimo e Carissimo Rosmini.

Mi farei veramente scrupolo di sviarle la mente e d’affaticarle la vista con una lunga e scomposta tiritera, se non pensassi che potrà farsela leggere in ritagli di tempo dal l’ottimo Setti, al quale prendo quest’occasione per rammentare la mia cordialissima reverenza. Spero però, riguardo alla vista, che questo farsi leggere sarà piuttosto una precauzione che un bisogno, e che Stefano, portatore di questa lettera, mi potrà dar subito bone nove della visita del Professore di Pavia.

Ho ricevuto con gran piacere e letta con ammirazione la lettera sull’unità dell’idea. Ma non ho nemmeno potuto meditarla abbastanza, per vedere se potrei cavarne, bene o male, un dialogo, perchè avevo già la testa preoccupata dal disegno dell’altro, sul piacere, del quale Le è stato fatto cenno.