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Le parole gli mancarono improvvisamente. La sua faccia convulsa era diventata più brutta, uno schianto di tosse gli scrollò il corpo magro entro quella lussuosa veste da camera. Egli se ne accorse e si avvilì, ma nell’orgasmo di una risoluzione suprema non potè arrestarsi.

— Bisogna che me lo diciate subito. Vi lascierò poi tutto il tempo che vorrete, perchè credo alla vostra parola. Tatiana, siate mia.

Ella si alzò.

— No, le gridò con nuovo impeto, ascoltatemi, sarà magari per l’ultima volta. Possibile che non comprendiate il mio stato! Siate mia, vi porterò più alto dello Czar, perchè vi è qualche cosa in Russia, davanti alla quale lo Czar trema, e che può da un giorno all’altro rovesciare il suo trono. Non ho bisogno che di voi. Non potete amarmi, ebbene lo so.... Sì, aggiunse rabbiosamente: non sono amabile, avete ragione. Non lo sono! Lasciatevi amare, siate l’elemosina che mantiene la mia vita, e Dio, voi che ci credete, vi compenserà. No, no, ascoltatemi ancora. Non ho nessun diritto, non chiedo nulla, non lo merito.... ma, solo quando vorrete! Avrete i vostri giorni buoni: quando avrò molto sofferto, sofferto come voi sola potete ricompensare, verrò ai vostri piedi; non mi respingerete. È orribile quello che vi chiedo, orribile per voi che non mi amate, per me che vi amo. Lo so, ma è così: non posso, non posso....

Sotto quella bufera ardente Tatiana non pro-