Pagina:Oriani - Vortice, Bari, Laterza, 1917.djvu/115

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dicare sulle tristi condizioni, che spingono certi infelici al suicidio.

Romani si era arrestato, aspettando la sua opinione, ma il vecchio tacque. Andava adagio, soffermandosi spesso a guardare quelli che incontravano, mentre una collera sorda spingeva l’altro a bestemmiare davanti a questo prete, il quale pretendeva naturalmente di rappresentare Dio e di poter parlare in suo nome.

Quindi seguitò:

— Si fa presto a dire che uno, il quale si uccide, è pazzo; ma se non lo fosse? Moltissimi dànno prova del massimo sangue freddo sino all’ultimo istante.

— Pazzi, pazzi! La chiesa permette appunto il loro seppellimento in terra benedetta, perchè li considera pazzi. Ma se non c’è altro al mondo che la vita, la quale ci fu data per guadagnarne un’altra migliore! Lasciate correre, sono fandonie delle moderne filosofie; ma intanto tutti questi filosofi e questi poeti, che bestemmiano la vita, tirano a campare.

— E quelli che si ammazzano?

— Matti!

— Non è vero! — proruppe: — Vi sono delle circostanze, nelle quali il suicidio diventa l’azione più onesta e più utile, che un uomo possa fare. E poi, perchè si deve tribolare tanto? Se Dio...

— Non bestemmiare, figliuolo mio.

— Non bestemmio; se Dio fosse giusto...

— Andiamo, andiamo, — ripetè il vecchio, alzando un pochino la canna in segno di disapprovazione; ma il fischio della vaporiera li interruppe. Si fermarono, il cantoniere chiudeva dinanzi a loro la barriera.