Pagina:Oriani - Vortice, Bari, Laterza, 1917.djvu/68

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provocandovi dei piccoli sussulti, dei brividi lievi, simili a scariche silenziose, dopo le quali provava un’impressione di freddo. Una specie di vacuità gli si era fatta nel cervello. Avrebbe voluto assopirsi in quel primo vaneggiamento di febbre, colla testa pesante, sprofondata nel cuscino. Ma il letto non gli pareva buono come le altre notti, non poteva girarsi e rigirarsi sui fianchi pel timore di svegliare daccapo Caterina.

Strinse violentemente gli occhi, dicendosi con tutta la forza che gli restava, di voler dormire.

Poco dopo, l’orologio della piazza battè le due e tre quarti. Qualcuno cominciava a passare per strada. Coll’orecchio reso più acuto da quell’orgasmo seguì e distinse la battuta dei passi, che si allontanavano di sotto alle sue finestre. Quelli delle donne, quasi tutte vecchie in quell’ora, parevano strisciare; erano donne di piazza che vi si affrettavano per disporvi le mostre degli ortaggi, o beghine già fuori di casa per la prima messa del Duomo. Una biroccia scrollò i vetri della finestra; ma quel filo di luce vi passava sempre così tenue, vanendo a pochi passi nell’ombra.

Poi ebbe caldo. La smania gli aumentava, eccitata dal calore dei materassi in lana e da quello, anche più vivo, che il corpo giovane e grasso di Caterina radiava al suo fianco. L’aria stessa si faceva più pesante.

Perchè era venuto a letto, sapendo di non potervi dormire? Il pentimento fu così acuto che si rigettò le coperte dal collo; ma le riprese quasi istantaneamente, ritraendosi sulla sponda col proposito anche più fermo di addormentarsi.

Infatti la stanchezza lo aveva esaurito.