Pagina:Oriani - Vortice, Bari, Laterza, 1917.djvu/80

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— No, non lo spendere oggi, avvezzati a risparmiare.

Era esausto. Si volse ad Anastasia, scappando nella propria camera a prendervi il cappello:

— È tardi, io debbo andare.

Un minuto dopo riapriva, col cappello in testa, l’uscio della cucina, che dava sull’anticamera; i fanciulli erano ancora presso la tavola esaminando il buco di quel soldo.

— Anastasia, mi capisci? quella cosa cerca di farla grande. Che siano contenti, che siano contenti!

Era uscito di casa quasi fuggendo, ma appena sulla strada la vivezza della luce lo arrestò.

Passava molta gente, una indefinibile allegrezza si espandeva nell’aria col suono delle voci da tutta la festività delle faccie e delle vesti; le finestre sembravano aperte alla letizia sopra le botteghe chiuse nella tranquillità del riposo.

Egli si sentì stravagante. Istintivamente si riadattò il cappello sulla testa ed allentò il passo, dirigendosi verso la barriera, oltre la quale si scorgevano le ali troppo alte del ponte in ferro fra il borgo e la città e subito dopo, nell’avvallamento del suolo, un grosso gruppo di case dipinte di giallo. Fuori, la via di circonvallazione era fiancheggiata da masse enormi di sabbia che s’imbiancava al sole; di quando in quando un parapetto giallognolo impediva alle carrozze e ai passanti di pericolare nel fiume, già scarso di acqua fra le ripe scabre e senza piante. Ma anche lì proseguiva la festa della do-