Pagina:Osio - La spedizione inglese in Abissinia, Firenze, Civelli, 1869.pdf/9

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Lo spettacolo della spiaggia è dei più animati e pittoreschi; un vasto accampamento a destra, numerose baracche di legno al centro e a sinistra; mucchi immensi di mercanzie qua e là; dappertutto carri, cavalli, camelli e muli che vanno e vengono. Un’immensa bandiera dai colori dell’Inghilterra sventola ad un’estremità dell’accampamento e domina la scena.

Dopo mezzogiorno scendo a terra. La gettata alla quale approdo si protende per 250 metri circa nel mare ed ha la larghezza di 10: vi è già stabilito un binario che si inoltra verso l’interno per 5 chilometri circa e facilita il trasporto su carri delle mercanzie sbarcate.

Le pietre per questa prima gettata furono tutte raccolte nelle isole dell’Arcipelago di Dhalac o nella penisola di Buri; ora poi, a qualche centinaio di metri più al sud, se ne sta costruendo un’altra parallela a questa prima, e lo spazio compreso tra l’una e l’altra sarà convertito in banchina. Si avrà così un piccolo porto o darsena con grande vantaggio delle operazioni di sbarco e d’imbarco.

Parallelamente al binario corre un filo telegrafico, il quale arriva già sino a Kemelu, prima stazione delle truppe verso l’interno, a 18 chilometri dalla spiaggia.

A destra della gettata, venendo dal mare, si trova l’accampamento delle truppe: e vi sono ora quattro battaglioni di fanteria, due inglesi e due indiani, e due batterie di montagna.

Più innanzi, baracche in costruzione, tende che si piantano, mercanzie che arrivano, casse che si aprono, gente che va e viene, grida e parole in tutte le lingue vi annunziano i bazars. — Finora ben pochi negozianti hanno potuto ordinare le loro mercanzie e porle in vendita; ma si lavora e si spera riuscirvi tra poco. Vi sono italiani, vi sono francesi, vi sono inglesi, vi sono tedeschi, vi sono indiani, vi sono turchi, vi sono chinesi; tutti dipendono