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Pot — 382 — Pou

leggero, anche se consommè, con varia arte condito di carni e rare verdure. Lo Scappi (op. cit.) in tal senso usa la voce brodetto.

Potea, non volle, or che vorria, non puote: verso sentenzioso del Clasio, Favole, I due Susini, rimasto popolare.

Potenza (ennesima) : dicesi in modo familiare e comune per grado massimo, cosa grandissima. Es. elevare all’ennesima potenza: locuzione tolta dalle matematiche, nella quale scienza la lettera n è usata per indicare un numero intero non determinato.

Potenziale: «(sostantivo): voce di elettrologia. Potenziale elettrico (o magnetico) di un punto è l’espressione del lavoro occorrente a trasportare, da quel punto, a distanza infinita l’unità di quantità di elettricità (o di magnetismo) vincendo la resistenza delle forze elettriche o magnetiche. (Aggettivo): voce di meccanica, a) Lavoro potenziale o lavoro disponibile, o quantità di energia che può raccogliersi per la condizione di un corpo quando questo è soggetto di forze che tendono a produrvi un dato effetto, mentre questo viene impedito — come può dirsi di una molla in istato di compressione, di un peso impedito da una fune di cadere, del vapore chiuso in una caldaia. b) Funzione potenziale: nella teorica della gravitazione universale è, ammessa vera la legge neutoniana, l’integrale, esteso ai limiti del corpo attraente, del prodotto dell’elemento della sua massa per l’inversa della distanza di esso dal punto attratto.» (F. Grassi).

Potere discrezionale: V. Discrezionale.

Potere irresponsabile: V. Irresponsabile.

Potin: voce del gergo familiare e popolare francese che vuol dire baccano, cagnara, pettegolezzo.

Pot pourri: piatto di varie carni condite e cotte, anzi sfatte (pourir) con vari legumi, ed è versione dello spagnuolo olla podrida. Figuratamente si dice di ogni composizione, specie letteraria, senza ordine, senza criterio di scelta, e senza gusto. Musicalmente pot pourri vale un pezzo strumentale composto di motivi di una di parecchie opere, od anche di temi di valzer, di marcie, di canzoni, etc. È una scelta di motivi favoriti.

Pouf: voce onomatopeica che indica il rumore d’un corpo che cade. Questa parola francese ci è comune per indicare un sedile in forma di cuscino, ovvero un divano rotondo con una spalliera a cilindro nel mezzo. Era usato il pouf per indicare quella gabbietta di balena con cui le signore ampliavano, secondo la moda d’anni fa, certe parti più notevoli del loro corpo; ed è tuttora in uso popolarmente in qualche nostra regione nell’espressione far puf per dire andar via senza pagare. Fair pouf = quitter son logement sans payer, locuzione di gergo.

Poule: così alla francese, più di sovente che con la parola italiana gara, si chiama quel giuoco del domino o del biliardo in cui ogni giocatore sborsa una quota stabilita e la somma va al vincitore.

Pound: è la libbra inglese del peso di 453 grammi. È detta pound anche la sterlina = 20 scellini, L. 25 di nostra moneta.

Pourboire: fr. mancia, e se vuolsi un’altra voce esattissimamente uguale a pourboire, ma non è dell’uso, abbiamo propina che è di squisita fattura classica [[testo greco] e in latino, propìno]. NB. Forse è per delicato riguardo a tale origine classica che questa voce è riserbata per indicare quelle prebende che si prelevano su le tasse d’esame e si danno liberalmente ai professori per le fatiche dell’esaminare. Di solito, la propina serve non a bere, secondo etimologia, ma a mangiare.

Pour cause: modo francese comune, specie nel gergo dei giornali, a cui risponde il nostro, c’è la sua buona ragione, c’è il suo perchè. Es. «Non l’ho fatto, e pour cause». Come in altri simili casi il motto francese sembra avere speciale e più spirituale senso.

Pour la bonne bouche: fr., letteralmente significa serbare per ultimo il boccone migliore affinchè dia sapore alla bocca, e per estensione, la cosa più bella e gradita dirla per ultima: spesso il motto è usato in senso ironico. Cfr. il motto latino dulcis in fundo.