Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/235

Da Wikisource.

deU’uomo, nemico per sua natura della forte e lunga contenzione dello spirito; e per questa ragione si appaga egli dell’arte del dicitore, che ha voluto portar esso tutto il peso dell’ordine e della distribuzione per sollevare lui; e cosí applaude costantemente all’opera prodotta. Per lo contrario rigetta egli da sé e lascia cadere nella dimenticanza quell’opera che, per difetto di quanto abbiamo detto, riesce per esso troppo faticosa. Inoltre ogni volta che nella nostra mente sieno male ordinate le idee, o che per accidentale cagione sia difficile il bene ordinarle, forza è che tali vengano rappresentate, anche nel ragionamento: la qual cosa dispiace sempre a chi ascolta, perché non solamente impedisce le cose dette di sopra, per le quali l’ordine ci piace; ma eziandio perché risveglia in esso noi fuor di proposito l’idea della confusione e della imbecillitá, cose che sono di loro natura ingrate all’animo nostro. Che se noi vogliamo considerar l’ordine per rispetto alla serie delle idee che intendiamo di manifestar colle parole ad un determinato fine, l’osservanza di questo principio diviene ancora piú necessaria. Imperocché tosto che lo scrittore si è apertamente proposto di condurci ad un fine, cosí tosto noi pretendiamo da esso che vi ci conduca per la via piú facile, piú breve e piú sicura, che far si possa proporzionatamente al dato soggetto; onde quell’avvertenza di Orazio a proposito di Omero, cioè che questi s’afiretta sempre allo scioglimento: «semper ad eventum festinat». Ora la confusione delle idee presentateci nel discorso si oppone del tutto a ciò che noi aspettiamo ed a ciò che lo scrittore ci ha promesso. Dall’altra parte noi non troviamo per questa confusione il cammino che si ha a fare o non veggiamo il termine a cui si tende, o siamo costretti di ritornare spesse volte indietro sulle cose dette da prima, o difficilmente intendiamo quanta parte di cammino si sia fatto, e quanto ne resti a fare, o male comprendiamo gli oggetti che sullo stesso cammino ci si presentano: le quali cose tutte ne dispiacciono, perché si oppongono al fine ed alla speranza da noi concepita. Supponghiamo un edificio maraviglioso dell’architettura, nel quale risplendessero