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sessione del 1853-54


D’altronde è fatto incontrastabile che su tutte le strade ferrate si verifica nei primi anni di esercizio un regolare progressivo aumento di prodotti, che si può senza esagerazione valutare in condizioni normali a! 10 per cento per un periodo non minore di tre anni.

Ciò essendo, crediamo poter asserire essere probabile che i prodotti della strada ferrata di Susa nel prossimo esercizio, anziché rimanere al disotto, supereranno di molto la cifra da noi indicata.

Dato quindi per fatto positivo che la parte dei prodotti della strada attribuita agli azionisti sia maggiore del minimum d’interesse loro assicurato, è evidente che l'obbligo di lasciare l’intero di più alle finanze per compensarle degli interessi da esse anticipati, debba tornar loro in modo singolare grave ed esercitare una funesta influenza sul corso delle azioni.

Si sa che i valori industriali, massime nei tempi difficili e d’incerto avvenire, si valutano non tanto in vista dei lontani benefizi che da essi si possono sperare, ma bensì dall’utile immediate che se ne ricava.

Ond’è che, ove si avveri che per due o tre anni le azioni di Susa non frutteranno ai loro possessori che il 4 e mezzo, verranno considerati come fondi pubblici a quel tasso, epperciò il corso di esse scapiterà del iO, del 1S per cento e fors’anche di più, ciò che tornerebbe di gravissimo danno non solo ai costruttori della strada ed a coloro che da essi acquistarono azioni, ma più ancora alle finanze dello Stato le quali ne ritengono l’intera metà1.

Per ovviare a questi inconvenienti, la gran maggioranza degli azionisti della strada di Susa raccolti in adunanza deliberarono di chiedere che venisse autorizzata per legge l’emissione di nna nuova serie d’azioni allo scopo principale di rimborsare immediatamente le finanze delie loro anticipazioni, ed altresì per costituire un piccolo fondo di riserva onde provvedere alle spege ordinarie, come anche alie spese eventuali lasciate a carico della società.

L’avere delle finanze per interessi anticipati sino a! 25 maggio scorso, giorno in cui venne aperto l’esercizio della strada, sale a lire 193,328 08 i[2; epperccò per rimborsarle si richiedono, non tenuto conto delle frazioni, 386 azioni, le quali, aggiunte alle 12,540 create colla legge 26 giugnol852, porterebbero il numero delle azioni a 12,926 ed il capitale sociale a lire 6,463,000.

Gli azionisti chieggono che il capitale sia portato a lire 6,500,000, onde poter disporre di lire 37,000 rappresentate da 74 azioni come fondo di riserva da destinarsi a pagare il premio d’assicurazione contro gl’incendi delie stazioni, ed a eseguire i ripari di quelle opere la cui manutenzione è lasciata a carico delia società.

Onde rendere più facile l’accettazione di queste proposte, i costruttori della strada, cioè la società Brassey, Jackson ed Henfrey, si dichiarano ad un tempo disposti a ricevere in pagamento di quanto è ancora loro dovuto in contante la metà delle nuove azioni da rilasciarsi alle finanze.

Con questo temperamento il ministro delle finanze non esitò a riconoscere opportune le modificazioni da introdursi nel capitolato delia strada ferrata di Susa, sia nell’interesse dello Stato, sia in quello degli azionisti, epperò egli viene ora a proporvi di approvarle con apposita legge.

A prima giunta potrà a taluno parere che le anzidette modificazioni accrescano gii oneri che le finanze si sono assunti, senza procurare loro verun benefizio, e quindi non doversi accettare dal Parlamento senza imporre alla società un qualche maggiore corrispettivo.

Non dureremo molta fatica a dimostrare l’erroneità di questa obbiezione.

A che cosa si riducono infatti le concessioni chieste dagli azionisti? Ad accrescere il capitale guarentito della somma di lire 230,000, ed a poter pagare immediatamente gli interessi anticipati con azioni al pari.

Rispetto alla prima domanda, essa mira, è vero, ad un favore; ma questo favore è più apparente che reale; accogliendola, il Governo assicura agli azionisti gli interessi al 4 e mezzo sopra lire 6,800,000, ossia l’annua somma di lire 292,800 ; ma, perchè questa guarentigia cagionasse un sacrificio alio Stato, bisognerebbe che il prodotto lordo della strada di Susa fosse inferiore a lire 585,000, ossia non raggiungesse la media mensile di lire 48,780. Ora abbiamo ampiamente dimostrato che è non solo probabile, ma quasi certo che questa media sarà di gran lunga maggiore deila sopra notata cifra negli anni venturi.

Ciò essendo, pare non potersi disconoscere che la concessione della prima domanda nulla costa alio Stato.

La seconda domanda delia società pare in sulle prime dover riuscire onerosa alle finanze.

Perchè, si dirà, accettare in pagamento azioni industriali, mentre esse scapitano non poco alla Borsa?

Ovvia è la risposta per due motivi. II primo, perchè la metà delle azioni trovano un immediato impiego alle stesse condizioni alle quali le finanze le ricevono; il secondo, perchè l’erario incassa subito una somma che non sarebbe rientrata nelle sue casse se non entro il giro di parecchi anni.

Le finanze possono bensì richiedere i! pagamento in numerario delle lire 195,000 anticipate; ma debbono contentarsi di percepire ad ogni semestre quella sola parte dei prodotti della strada abbandonati alla società, che supera l’ammontare degli interessi assicurati. Su queste basi è probabile che l’erario non sarebbe rimborsato se non entro un periodo di tre anni2. Ne consegue che il credito delle finanze verso gli azionisti di Susa deve considerarsi come non esigibile se non dopo 18 mesi. Per accertare il suo lavoro attuale, vuoisi adunque dedurre dai capitale 18 mesi d’interessi, valutando questi al 6 per cento, tasso al quale si negoziano i Buoni del Tesoro a lunga mora, conviene detrarre dalla somma di lire 193,000, dovuta alle finanze, il 9 per cento, ossia lire 17,280.

Stabilito l’utile che procura all’erario l’immediato rimborso delle sue anticipazioni, vediamo qual sia l’importanza del sacrifizio a cui soggiacerà, accettando azioni al pari inrecedi numerario. Il suo credito èssendo di lire 193,000, riceverà 386 azioni; ma, potendo disporne della metà pure al pari nei pagamenti ancora da farsi ai signori Brassey, Jackson ed Henfrey, la perdita che gli può toccare si riduce alio scapito delle 193 che egli dovrà vendere al corso della Borsa.

Io porto fiducia che la legge sottoposta alle vostre deliberazioni debba migliorare d’assai ii corso di queste azioni e farle risalire al pari. Ma, dato pure che ciò non sia, queste azioni si venderanno con 50, con 60, con 75 lira di perdita al più. Ora, nell’ultima peggiore ipotesi, le finanze perderebbero lire 14,475, cioè lire 3000 circa di meno dell’utile ricavato dall’immediato pagamento del loro credito.

Ma se, come abbiamo dimostrato, le finanze non soffrono danno diretto dalle modificazioni proposte al capitolato della strada di Susa, come principali azionisti possono da esse ri-

  1. Azioni emesse al giorno d’oggi 11,911
    Id.ritenute dalle finanze 5,957
    Id.nelle mani del pubblico 5,954
    rappresentate all’adunanza del 9 novembre 1854 3,891
    Proporzione fra le azioni nelle mani del pubblico e le rappresentate 65 0[0
  2. Supponendo che i prodotti della strada sieno tali da far conseguire agli azionisti il 5 ½, si richiederanno 3 anni per rimborsare le finanze.