Pagina:Perodi - I bambini delle diverse nazioni, Firenze, Bemporad, 1890.djvu/124

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alluvioni dà vita e prosperità al paese, ed al quale si soleva nei tempi remoti sacrificare una fanciulla, facendola perire nelle sue acque; fino al deserto, con le sue immense solitudini di sabbia, e le sue oasi, e i miraggi che fanno apparire all’occhio stanco del viandante cupole, castelli boschetti di palme e ogni cosa che lo incanta per poi lasciarlo deluso; fino al simun, il vento ardente, che sollevando i granellini della sabbia, forma il zaboat, o colonna fatale agli uomini ed alle bestie; fino alle gigantesche piramidi e le sfingi e alle rovine di antiche tombe, di palazzi, e di vetuste e sontuose città.

Sì, l’Egitto è il paese delle meraviglie, il paese dei maghi e delle streghe, dei dervischi che ballano, delle donne velate e degli uomini col turbante, delle moschee, dei palazzi; della grande miseria e del gran lusso.

Appena nasce un bambino egiziano, la superstizione e la paura lo circondano e l’assediano. Affinchè non abbia il mal d’occhio non lo lavano, non lo vestono, e lo rendono più ributtante che sia possibile, nella speranza che quel potere maligno passi, senza accorgersi di lui, e senza molestarlo.

La madre, non contenta di non lavarlo, gli tinge la fronte e le gote di fuliggine o di gesso, oppure lo copre con un fitto velo nero, bramosa di salvarlo da mali immaginari. Amici, parenti e conoscenti vanno a vederlo, e tutti si affrettano a dire:

— Che brutto bambino! Fa proprio paura a guardarlo! —

Nell’udire questi strani complimenti, il padre e la madre ridono di compiacenza, sperando in quel modo di deludere la vigilanza del nemico.

Poveri genitori! Invece di prevenire l’immaginario mal d’occhio, dovrebbero pensare alle sventure cui espongono