Pagina:Perodi - I bambini delle diverse nazioni, Firenze, Bemporad, 1890.djvu/184

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zata e l’affare è discusso fra gli amici. Il giovane manda al padre della ragazza dei doni, secondo come è ricco, ma non può vedere la sposa altro che col velo sul viso finchè non è fatto il contratto di nozze.

Le bambine vanno pure a scuola, dove imparano le cose elementari e sono ammaestrate nei lavori d’ago, ma vi rimangono poco, perchè si maritano a tredici anni e a trenta sono stimate vecchie.

È difficile sapere altre notizie dei bambini musulmani; nel Marocco stesso era pericoloso di viaggiare fino a un tempo non molto lontano da noi e la Persia perfino è poco conosciuta. Siccome questi paesi sono tutti maomettani, in essi è quasi simile la vita che fanno i bambini. Il maestro moro insegna ai suoi alunni seduto per terra come il maestro dell’Asia centrale di cui ho parlato poco prima.

Nel Marocco s’incontrano arabi e mori; questi invasero un tempo la Spagna e vi hanno lasciato molte splendide reliquie architettoniche. Essi parlano volentieri per mezzo di proverbi. Ve ne sono tre di quei proverbi moreschi che dicono:

     Non stare in piedi quando poi sedere,
     Non camminare quando puoi fermarti,
     Non correre quando puoi camminare.

I bimbi vanno da piccolissimi a scuola al Marocco e sono trattati a bastonate dal maestro. Le bambine non studiano perchè si ritengono creature inferiori e indegne di avere lo stesso grado di cultura degli uomini, così le piccole more crescono ignoranti e poche sono quelle che sanno leggere.

Quando un ragazzo ha imparato qualcosa del Corano è messo sopra un cavallo e condotto per la città come «lau-