Pagina:Petrarca - Il mio segreto, Venezia, 1839.djvu/208

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le clic appartieni alla vera religione, bevono aversi in conto di favola. Nè queste solo, ina infinite altre cose tolgono, non che la eternità , la. diirata della fama. E dapprima la morte di quelli che furono compagni della nostra vita ; poi la dimenticanza, che é male indiviso dalla vecchiaia* Appresso la lode ognor più crescente degli uomini nuovi, i quali quanto più ascendono in alto, e tanto più abbassano gli antichi, nè mai si credono grandi abbastanza quando non abbiano de* tratto al merito di chi li ha preceduti. Aggiungi T invidia, inesorato flagello di quanti aspirano a salire in celebrità, e 1* odio del vero, e il disamore che mostra il volgo agli uomini d’ingegno: a non dire della incostanza dei popolari giudizii, dello sfasciarsi dei sepolcri, alla cui mina , secondo il detto di Giovenale, congiurano 5 ìì Le quercie, i fichi ed altre arbori avverse 1% Locchè nell’Africa tua, non senza alcuna leggiadria, tu chiami col nome dì seconda morie ; end* io parlerotti con le parole stesse che tu rivolgevi ad altri: » Nè molto andrà che al suol «fasciato crolli » I! marmoreo sepolcro e le parole Scolpite; e questa fia morte seconda ».