Pagina:Petruccelli - La rivoluzione di Napoli nel 1848, Genova, Moretti, 1850.djvu/103

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che soli si erano lasciati nella capitale, gli uffiziali facevan giurare obbedienza esclusiva e cieca al re, che li pagava, li amava tanto, e promettevan favori senza misura: inoltre facevan loro giurare non riconoscere altri ordini tranne quelli del re, solo padrone: resistere a qualunque volere dei liberali, aiutarli a sbarazzarsi di quella sozzura di Carta pregna di eresie che taluni tristi, abusando della buona fede del re, gli avevano strappata di mano. La costituzione è l’antipodo del Vangelo, essi dicevano, ed il papa l’ha scomunicata. Degli emissarii infine spargevano danari nei quartieri dove la plebe era più bruta, nel Mercato, a Santa Lucia, e l’ingaggiavano a far sacramento di obbedire e difendere la Madonna del Carmine ed il re, da quegli atei dei liberali, promettendo che avrebbero fatto man bassa della roba e della vita di costoro, perchè sta scritto che tutti i beni della terra appartengono ai soli fedeli. Tutte queste perfidie produssero il loro frutto.

28. I deputati convennero a Napoli. Innanzi d’impegnare le risorse estreme, il governo, e per governo io intendo sempre la corte ed il re, volle scandagliarne l’indole. La vittoria per l’intrigo era meno temeraria, e sopra tutto meno pericolosa. Un suo occulto affiliato, Francesco Paolo Ruggiero, diresse una circolare ai deputati, deputato anch’esso, di riunirsi in casa sua in seduta preparatoria, onde ragionare della condotta a tenersi nella sessione rispetto al governo, ed intendersi intorno a’ mezzi. Molti, che conoscevano la frenesia d’intrigo e la brutta fama dell’uomo, risero dell’invito e non andarono: altri portaronsi al convegno; ma dopo un’ora di tumultuoso gridare, partirono in-