Pagina:Petruccelli - La rivoluzione di Napoli nel 1848, Genova, Moretti, 1850.djvu/120

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la causa del popolo fosse salva e il re arrestato nel meglio della sua festa scellerata. Tornato vano questo tentativo, Levraud dimandò che l’ammiraglio segnasse una nota da lui redatta al governo napolitano. Baudin la trovò troppo fiera, troppo ardita, per essere presentata ad un re. Levraud la modificò, ma anche invano: si abbassò perfino a segnare la pallida e modesta preghiera formulata dall’ammiraglio; ma questa stessa, che avrebbe forse incitato gli altri diplomatici stranieri ad operare altrettanto, e riscossa la iena reale, questa stessa neppure fu inviata o inviata quando tutto era finito. Le nobili intenzioni del ministro della repubblica non furono secondate, e non pertanto oggi le sconta nell’esilio. All’incontro Baudin fu largamente rimunerato delle sue perfide arti. Due giorni dopo fu visto passeggiare in carrozza col re; il 5 giugno gli dava una festa di ballo a bordo del Freidland e più tardi otteneva per suo figlio un posto di primo segretario d’ambasciata a Napoli!

I deputati spediti in commissione al comandante della piazza Labrano, ebbero per risposta, che gli ordini di attaccare non essendo partiti da lui, ma direttamente dal re, egli nulla sapeva, nulla poteva, si volgessero perciò alla corte. Vi corsero infatti, e quivi trovarono che gli egregi cittadini Bozzelli e Ruggiero assumevano già le redini dello Stato. Avossa diresse loro durissime parole. E non avendo potuto penetrare fino al re per domandargli conto dell’improbo fatto, parecchie volte correndo pericolo di vita, ritornarono alla Camera per raccontare i bagordi della Reggia. Al ministero infine fu annunziata la creazione del Comitato di pubblica salute, ed il ministero ne partecipò il re scongiurandolo