Pagina:Petruccelli - La rivoluzione di Napoli nel 1848, Genova, Moretti, 1850.djvu/205

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detta, ma per convinzione profonda e per ver dire. — Imprigionato nei vostri castelli come Luigi XI, perseguitato dalla paura, tenagliato da rabbia impotente, la voce della verità non può giungere fino a voi o vi giunge pallida ed estinta come la luce agli occhi di chi muore. Voi non potrete udire il grido incessante di maledizione che i cuori generosi dei due emisferi spandono sul vostro capo; voi non potrete sapere il lusso di esecrazione che il vostro nome solleva. Nell’universo non vi ha niente di più enorme, niente di più terribile dei nomi di Ferdinando di Napoli, Radetzky e Haynau, trinità di sangue e di abbiezione che ha fatto impallidire fin la memoria di Filippo II e del duca d’Alba, fin quella del Valentino e di Alì Tebelen. Gli uomini che tengono le chiavi della vostra anima e delle vostre orecchie non vi fanno pervenire queste verità desolanti, o ve le fanno pervenire come l’espressione di un partito, e l’orgia della stampa. Disingannatevi. Educato da preti e da birri, respirando in un aere dove la corruzione dei vecchi principii vi snerva e vi avvelena incessantemente, straniero al mondo ed alla vita, voi conoscete assai male il cammino infinito che l’umanità ha percorso. Le tradizioni di Luigi XIV sono sempre per voi codice e vangelo. Per voi il popolo non esiste altrimenti che per pagare balzelli e servire di bersaglio alle mitraglie. Il popolo non è per voi il rappresentante di Dio sulla terra, onnipotente ed immortale come lui; ma con le galere e con la mannaia credete poterlo cancellare, ed annullare quel sostrato eterno in cui la forza e la vita permangono, sopravvivono a tutti i cataclismi ed imperano. Per il filosofo ed il pubblicista la sua legge è