Pagina:Petruccelli - La rivoluzione di Napoli nel 1848, Genova, Moretti, 1850.djvu/72

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trascorsero prima che si sapessero gli articoli della convenzione tra il popolo e il principe. Undici giorni di anarchia, i quali se raffreddarono la foga della vittoria, e ci resero più inchinevoli a contentarci, ci provarono per lo meno l’inutilità se non il danno del governo. E pure in una città padrona di sè, libera, in preda al delirio, senza polizia, senza tribunali, senza soldati, senza legge di sorta, non il più piccolo accidente funestò la pubblica gioia.

19. Al 10 febbraio comparve infine lo statuto. Bozzelli era stato creato ministro: e, come colui che godeva di maggior fama di pubblicista, a lui si era affidata la compilazione del patto famoso. La vita di costui era stata una lunga mascherata. Tartufo letterario, tartufo politico, in fondo a tutte le sue idee, in fondo a tutte le sue azioni non trovavasi che una convinzione vera, oro e potere. Gli era d’uopo arrivare onde appagare queste due fatalità della sua esistenza, e non importa per qual via. Aveva tardato anche troppo. Quando si trovò faccia a faccia col re, egli che il giorno prima, vedendo il prospero aspetto che le cose assumevano, aveva parlato financo del pugnale di Bruto, s’intenerì, e come Filippo Argenti di Dante non seppe dire altro che vedi! io son un che piango. Rappresentava la sua parte. Il Borbone che, per consiglio di Pignatelli-Strongoli, lo aveva chiamato al potere di malavoglia e quasi per dare un pegno di lealtà al partito liberale, il Borbone si rammentò incontanente con chi avesse a trattare, e le nuvole della sua fronte si dissiparono. Immediatamente gli furono pagati ducati diecimila per la compilazione dello Statuto. Poi gli furono saldati alcuni debiti: poi gli furono date altre