Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/375

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nulla contro di te. Gli è Filippo, che ti ha calunniata, che pagherà tutto. Non ti ha desso calunniata?

— Ebbene, sì, gli è vero, gridò Concettella, cadendo a ginocchio innanzi al cancello e sollevando le sue mani congiunte per implorar misericordia.

Gabriele aggrappò quelle mani ne’ suoi artigli a traverso i ferri.

— Gli è vero? tu dici? gli è vero? urlò desso. Comprendi tu dunque ciò che vuoi dire? Gli è vero? tu mi hai dunque tradito? Quel prete è il tuo ganzo? Tu non sei più l’innocente giovane che mi disse nella prigione della Vicaria: a te per tutta la vita! Gli è vero? che irrisione! Si potrebbe ciò? Non vi è dunque più onore, più fede, più virtù nel mondo? Ed un prete ancora! No, no. Tu non hai giammai avuto molta mente; tu non afferri l’importanza di quel: "gli è vero!" Ma insomma come è ciò avvenuto? Io perdo la testa. Tu non mi ami dunque più? Si cangia dunque di cuore così? No, io non posso trovarmi nel medesimo cuore con quel prete, lo mangerei colla mia sola presenza. Se tu sei sua, tu l’ami allora? Ma come hai fatto tu per amarlo? Ma spiegatemi almeno codesto, voi altri. Non vedete che quella donna è idiota?

Egli lasciò le mani di Concettella cui aveva agglomerate, peste, insanguinate.

— Ebbene, ripeti allora che Filippo non ti ha calunniata. Perchè, infine, io ho oltraggiato a torto quell’uomo e bisogna ch’egli mi uccida. È il cuore che ti ha spinta? è la solitudine? è la miseria? è la fame?