Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/376

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— Tutto codesto, balbettò Concettella.

— Tu menti. Gli è don Gabriele del teatro di donna Peppa che ha inventate codeste scuse. Quando si ama, si muore di fame, non si prostituisce. Non ho avuto forse fame, io? non ho io fame, non ho fame ogni giorno, perennemente? Ah! io comprendo le infamie del cuore; ma non crederò giammai alle infamie dello stomaco. Dio mio! chi dunque ti ha corrotta così? Tu credevi nella Vergine Maria pertanto! Perchè quel prete sarebbe egli andato a cercarti, poichè vi sono tante cantoniere a Napoli? Non vi è più dunque carità nel mondo, un pezzo di pane costa sì caro che se ne dimanda per prezzo l’onore di una fanciulla? Perchè dimori tu con lui, insomma!

— Perchè io non aveva tetto ed aveva freddo le notti d’inverno, e perchè i passanti m’insultavano la state, quando mi trovavano accovacciata all’angolo di un muro, rispose Concettella asciugandosi gli occhi. Perchè io ero nuda sotto i miei cenci, e le persone non mi davano più lavoro. Perchè io aveva orrore di mendicare e di udire dei propositi infami. Perchè....

— Tutto codesto non è una ragione, interruppe Gabriele. Tu servi quell’uomo che ti ha offerto un ricovero, il pane, un abito....: perchè gli hai dato tu il tuo onore per soprassello? Una donna non si dà ad un uomo che in due circostanze: quando l’ama, o quando ne subisce la violenza materiale o la violenza morale. Spiegati dunque: l’ami tu?

— Io non lo amava.

— Allora quale violenza ha esso esercitata sopra di te?