Pagina:Pirandello - Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, Bemporad, 1925.djvu/212

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Non venne più, quando seppe che il Nuti era gravemente infermo.

Ma ora, da un momento all’altro, può tornare.

Che avverrà?

Polacco è di nuovo su le spine. Non si stacca dal fianco il Nuti; se per poco deve lasciarlo, volge prima di nascosto un’occhiata d’intelligenza a Cavalena. Ma il Nuti, quantunque di tanto in tanto per qualche lieve contrarietà abbia certi scatti che dànno a vedere in lui un’esasperazione violentemente compressa, è piuttosto calmo; sembra anche uscito da quella cupezza dei primi giorni della convalescenza; si lascia condurre qua e là da Polacco e da Cavalena; mostra una certa curiosità di conoscere da vicino questo mondo del cinematografo e ha visitato attentamente, con l’aria d’un severo ispettore, i due reparti.

Polacco, per distrarlo, gli ha proposto due volte di provarsi a sostenere qualche parte. S’è ricusato, dicendo che prima vuole abituarsi un po’ a vedere come fanno gli altri.

— È una pena, — ha osservato jeri davanti a me, dopo avere assistito alla inscenatura d’un quadro, — e dev’essere anche uno sforzo che guasta, altera ed esagera le espressioni, la mimica senza la parola. Parlando, il gesto sorge spontaneo; ma senza parlare...

— Si parla dentro, — gli ha risposto con una serietà meravigliosa la piccola Sgrelli (la Sgrellina, come qua la chiamano tutti). — Si parla dentro, per non sforzare il gesto...

— Ecco, — ha fatto il Nuti, come prevenuto in ciò che stava per dire.