Pagina:Pitrè - Canti popolari siciliani I, 1891.djvu/107

Da Wikisource.

STUDIO CRITICO SUI CANTI POPOLARI 81


nostra gente. Vedrò, nell’introduzione che io preparo alla Raccolta de’ proverbi siciliani messi in raffronto con quelli delle altre province d'Italia, la ragione di tant’odio in un popolo che sente così viva la religione1; qui avverto, la poesia religiosa tanto nel suo intrinseco valore dalla erotica scostarsi, quanto dissimile è il fine e la natura d’entrambe. La religione solleva lo spirito a Dio, massime se infiamma come infiamma il popolo; eppure a giudicar da’ documenti che ho sott’occhio, essa diviene pallida, se mi è lecito il dirlo, a confronto dell’amore. Le immagini della poesia amorosa io trovo sempre colorite, sempre animate; mentre nelle religiose non trovo mai in tanta dovizia siffatte doti. Si direbbe, che i canti amorosi ritengano per la maggior parte dell’elemento arabo che lasciò impronte così indelebili tra noi, e contribuì ad avvivarli, e che i sacri, col rifuggire da tutto ciò che ricorda una dominazione poco propizia alla chiesa cattolica, anzi a lei cagione di dolore, divaghino in fatti, i quali, popolarizzati da gente superstiziosa, alimentano e consacrano, più che la religione vera, il fanatismo religioso; si direbbe che il lenocinio dell’arte goda quasi di lasciarvi i segni della parte ch’esso vi contribuì. Ma questo di nuovo credo osservare, e si riferisce alle condizioni varie e disparate ond’ è narrato un prodigio; le quali al componimento crescono tanto di curiosità quanto d’importanza. Il popolo pur di metter fuori

  1. Vedi i miei Proverbi siciliani, v. I, p. CLXXIX. (Nota della pres. ediz.).