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Pagina:Pitrè - Canti popolari siciliani I, 1891.djvu/108

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82 CANTI POPOLARI


delle novità, non importa se a danno della storia, le trae dalla sua ricchissima fantasia senza che nessun libro gliele insegni, o che gliene fornisca appicco. Accosta uomini che vissero in tempi lontani, avvenimenti che non ebbero, nè possono aver avuto relazioni di sorta1. Se non che, nel modo di concepire del popolo non solo queste relazioni, ma anche il più stretto legame intimo è facile trovare2.

Potrebbe dirsi che lasciando indeterminata la necessaria differenza tra il canto laudatorio e il racconto sacro, riducentisi, 1’ uno a semplice laude, l'altro a breve ricordo delle geste di qualche eroe del cristianesimo, io devii alquanto dal genere di poesia di cui ho fatto parola fin qui. Ma bisogna tener presente, che io cito soltanto; e se ogni cosa si avesse a chiamare col suo vero nome, i sacri rispetti nel pieno significato del vocabolo apparirebbero tanto scarsi quanto numerosi son quelli in otto, dieci o poco più versi, i quali narrano vita e miracoli d'un santo o di un altro. Moltissimi ve ne ha e se ne canta alla giornata, che non appartengono a questa seconda maniera, e sono affatto encomiastici; ma, in questo caso, biso-

  1. Questo vuolsi intender solo de’ canti religiosi e degli scherzi.
  2. Sul proposito rilevo per la prima volta un fatto sfuggito a quanti ci siamo occupati di poesia popolare in Sicilia: lo intervento della autorità ecclesiastica nella revisione di queste poesie popolari in sul primo loro nascere. Il sinodo diocesano di Messina del 1663 prescriveva: «cantilenas, aut orationes memoriter recitare aut cantare hujusmodi homines non audeant nisi prius revisae et a nostro generali Vicario approbatae fuerint.» (p. I, c. XV). (Nota della pres. ediz.).