Pagina:Pitrè - Canti popolari siciliani I, 1891.djvu/14

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XII PREFAZIONE


tissimi furono a lui trasmessi da corrispondenti non sempre sicuri nè alieni da vanità; i quali, pur di ingraziarselo con copiose offerte, non si fecero scrupolo di ricorrere il più delle volte a centoni manoscritti, dei quali è tanta dovizia nelle pubbliche e private biblioteche di Sicilia, e non è difetto in pubbliche biblioteche di Italia1. Ed egli, entusiasta di tutto, e specialmente del numero di canti da dare, che superasse quello degli altri raccoglitori (tanto da contare per trentanove canti un canto composto di trentanove ottave), senza guardare più là, “insaccava„, com’era uso di dire, ogni cosa. Onde ne venne fuori un libro, dove i canti genuini del popolo stanno in combutta con le poesie di poeti illustri e perfino di principi reali2; le canzoni confuse con i sonetti3; spesso recate come va-

    canzoni e leggende, dal Compilatore credute antiche di analfabeti, ed annotate con ammirazione profonda. Vedi queste rivelazioni in Paolo Maura, Poesie in dialetto siciliano, con alcune di altri poeti mineoli, una prefazione di L. Capuana e un facsimile, pp. 135-169. Milano, Brigola, 1879.

  1. Una di Bologna ne descrisse U. A. Amico nella Rivista Sicula, an. I, vol. I, fasc. 6°; Palermo, 1889; uno se ne ha nella Casanatense di Roma; uno in un archivio privato di Perugia, secondo indicazioni datemene dal prof. D. Gnoli; uno nella Biblioteca Universitaria di Genova, indicatomi dal Novati; uno nella Nazionale di Firenze, fattomi conoscere dall'avv. G. Siciliano; uno nella Forteguerri di Pistoja, descrittomi dal Nerucci in una lettera pubblicata nella Rivista Italiana d’Istruzione e d’Educazione di Palermo, an. II, n. 17 (15 ott. 1872).
  2. Cfr. i nn. 4491-4499, 4546, 5172 ecc. ecc.
  3. Cfr. i nn. 5190-5192.