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Pagina:Pitrè - Canti popolari siciliani I, 1891.djvu/46

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20 CANTI POPOLARI


allo spesso delle idee e de’ concetti semplicissimi e identici. Come la formica riproduce i suoi mirabili edifici per ogni angolo della terra, come l’usignuolo in diverse valli ripete il suo melodico gorgheggio; così ogni uomo che si trovi colpito da eguali sensazioni, e che sottostia ad eguali vicende, riproduce i medesimi atti e li esprime più o meno analogamente. I proverbi ritraggono e compendiano le scienze d’osservazione del popolo: i canti ne riproducono tutti i vivaci lampi della passione, dell’amore in ispecie. Ora le vicende intime e le passioni individuali del popolo sono eguali pressochè dovunque: la civiltà, il cosiddetto progresso induce variazioni solo negli stati superiori, a cui non il canto orale, ma la penna e la stampa servono di espressione e di sfogo1.

Non tutto però devesi a questo bisogno istintivo: il commercio, le comunicazioni hanno parte non piccola nella diffusione di un nuovo canto, che ragion d’opportunità e circostanze di luogo e di tempo fanno nascere in un punto solo e poi variare. In tempi poco vicini a noi, simili rapporti furono più frequenti di quello che si possa pensare; e i pellegrinaggi, le guerre, le grandi feste religiose, il vagare continuo de’ poeti del popolo per questo o per quel paese, son de’ fatti più che sufficienti a spiegare la diffusione di un gran numero di canti. Essi di contrada in contrada sono accolti, adottati, abbelliti, modificati secondo le abitudini e il carattere del popolo; non cangiano di natura, ma spesso assumono altre forme dialettali, e divengono a

  1. 1 Cesare Lombroso, Tre mesi in Calabria. Torino 1863.