Pagina:Poe - Perdita di fiato, traduzione di A.C. Rossi, Bottega di Poesia, Milano, 1922.djvu/112

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fidandole a un facchino, scesi con lui verso la riva del mare, onde attendere l’arrivo casuale di qualche nave che mi portasse fuori del regno, in qualche regione da me non ancora esplorata».

«Deposti i bagagli sulla sabbia, ci sedemmo sotto alcuni alberi, e guardammo sull’Oceano nella speranza di scoprire una nave, ma per parecchie ore non ne avvistammo nessuna. Infine mi sembrò di udire un suono singolare, come un ronzio o un mormorio, e il facchino, dopo aver ascoltato alquanto, dichiarò di distinguerlo anche lui. Dopo un po’ divenne più forte, cosicchè non v’era dubbio alcuno che l’oggetto che lo produceva si stava avvicinando. Infine, sulla linea dell’orizzonte, scoprimmo un punto nero, che aumentò rapidamente di dimensioni, sinchè potemmo accorgerci che si trattava di un enorme mostro, che nuotava colla più gran parte del corpo sopra la superficie del mare. Venne verso di noi con velocità inconcepibile, sollevando grandi ondate di spuma attorno al suo petto, e illuminando tutta quella parte del mare che percorreva con una lunga linea di fuoco, che si stendeva a grande distanza.

Come si fu avvicinato lo vedemmo molto distintamente. La sua lunghezza era eguale a quella di tre dei più alti alberi che siano mai cresciuti, ed era tanto largo quanto la grande sala