Pagina:Poe - Perdita di fiato, traduzione di A.C. Rossi, Bottega di Poesia, Milano, 1922.djvu/15

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ulteriore esperienza mi avesse rivelato l’estensione di questa mia inaudita calamità. Modificando dunque il mio aspetto, in un momento, dalla sua apparenza tumefatta e contorta in una espressione di graziosa e civettuola benignità, diedi alla mia signora una carezza su di una guancia, un bacio sull’altra, e senza pronunziare una sola sillaba, (o Furie! non lo potevo) la lasciai stupefatta per la mia bizzarria mentre piroettavo fuori dalla stanza in un pas de zéphir.

Consideratemi, dunque, nascosto bene al sicuro nel mio salotto privato, uno spaventoso esempio delle cattive conseguenze dell’irascibilità; vivo, nelle condizioni di un morto: morto, con tutte le inclinazioni di un vivo; una anomalia sulla faccia della terra, estremamente calmo, e tuttavia senza fiato.

Sicuro! Senza fiato. Affermo con perfetta serietà che il mio fiato era interamente scomparso. Ne fosse dipesa la mia vita, non avrei potuto per mezzo suo muovere una piuma, e nemmeno appannare la delicatezza di uno specchio.

Duro destino! Ma tuttavia trovai qualche sollievo al primo insopportabile paressimo del mio dolore. Mi avvidi alla prova che le mie facoltà di eloquio, da me supposte totalmente distrutte, a cagione della mia incapacità a procedere